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Imprese, 1 su 4 ha paura di fallire per Covid

La Cna Firenze ha reso noti i dati di una indagine condotta tra gli imprenditori della Città metropolitana sulle aspettative economiche del 2021

Gli imprenditori fiorentini dopo aver accusato un forte ridimensionamento nel 2020 sono preoccupati per il nuovo anno, il 27 per cento ha paura di cessare l’attività nei prossimi mesi, è questo il risultato che emerge da un’indagine condotta da CNA Firenze su un campione di piccole e medie imprese della Città Metropolitana.

Tra gli altri dati il 40 per cento delle imprese fiorentine è convinto che nel 2021 non tornerà ai livelli precedenti, il 24 crede di riuscire a recuperare nel corso dell’anno le perdite accumulate nel 2020 e l’8,7 presume un incremento sui risultati pre-covid.

Il timore di chiusura è più accentuato nei comparti che, fin dal primo lockdown, hanno subito danni economici gravissimi: turismo dall’artigianato artistico alla ristorazione, trasporti e servizi alla persona. Più ottimisti manifatturiero e costruzioni per le speranze risposte nel Superbonus 110 per cento e nelle altre agevolazioni.

“Aspettative che indicano la necessità di un adeguato sostegno economico alle imprese per l’anno in corso, tanto dal Governo, quanto da Regione Toscana e comuni - ha detto Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana - Un sostegno da distribuire con modalità diverse e finalmente eque che facciano perno sulla diminuzione di fatturato invece che sul settore di appartenenza delle imprese”. Ha poi aggiunto “La Regione Toscana aprirà lunedì due bandi basati sul calo di fatturato, ma riservandoli solo alle imprese della ristorazione e del divertimento e agli ambulanti e giostrai. Inammissibile che la Regione Toscana non ne crei uno ad hoc per l’artigianato. Il settore non può e non deve attendere oltre”.

Sulle strategie adottate dal Governo per uscire dalla crisi le imprese intervistate per il 36,4 per cento concordano con la diversificazione delle zone a seconda della gravità della situazione sanitaria, per il 35,6 ritengono invece che debbano essere privilegiate le ragioni dell’economia evitando nuovi confinamenti e per il 28% chiedono che l’Italia proceda nel solco degli altri paesi europei per mantenere invariata la posizione competitiva nazionale.