Attualità

"Fare chiarezza sulla decisione di Schmidt"

Confasl-Unsa Beni culturali ha scritto una lettera al ministro dei beni culturali Dario Franceschini per chiedere chiarezza sull'addio di Schmidt

"Fare chiarezza su questa inaccettabile e paradossale e Kafkiana situazione da campagna acquisti o bizze di Mozartiana memoria, perché non è accettabile che un alto Dirigente dello Stato nel bel mezzo del suo mandato annunci, come se fosse un calciatore comprato da altri al calciomercato, che alla fine dei suoi quattro anni faccia intendere che comunque se ne andrà via lasciando di fatto una situazione non certamente compiuta, e sindacalmente non accettabile e trasparente"

Queste le dure parole del coordinatore regionale Learco Nencetti di Confasl-Unsa Beni culturali sulla decisione di Schmidt di lasciare gli Uffizi alla fine del mandato.

"Le decisioni prese fino ad oggi - scrive il sindacato - sono di Schmidt e non del Ministero, come appunto vuole la riforma Franceschiniana. Schmidt, proprio perché è ancora un alto Dirigente dello Stato italiano, oggi, non può firmare alcun contratto di lavoro con altra nazione dove fa intendere che comunque non resterà in Italia è che lui non è ricattabile".

Nenceti, inoltre, tiene ad evidenziare che "Schmidt, dopo aver fatto il bello e cattivo tempo, dopo aver rivoltato tutto come un guanto, ora lancia il guanto in aria e se ne vorrebbe andare, perché fa intendere che forse qualcuno gli ha detto di rivedere le sue posizioni, di smettere di fare "tutto mio, io sono il Re", o gli ha fatto capire che deve rispettare leggi e regolamenti. Oppure, non è per caso che gli ha dato noia la nomina di Antonio Lampis a nuovo Direttore Generale Musei o, dell'Architetta Carla Di Francesco a nuovo Segretario Generale?".

Comunque, secondo il Sindacato "Schmidt non può firmare altri impegni contrattuali se non prima della scadenza di quello attuale, anche se poi il suo nuovo impegno sarà alla scadenza di quello ora in corso. Questo fatto - precisa Nencetti - oltre che da chiarire amministrativamente è da censura, perché, così facendo, ridicolizza il suo mandato e non dà certezze nell'attuale gestione e non garantisce terzietà alle sue prossime decisioni, che comunque non potrà più sottoscrivere e che comunque, ogni futuro atto, non dà più credibilità e pone in imbarazzo l'Ammistrazione, perché comunque pone il dubbio se non ci siano altri fini a "particolari" decisioni prese. Pertanto - conclude Nencetti - se deve andarsene, lo faccia subito anche a garanzia della sua coerenza e di quello che rimane del nostro patrimonio culturale dopo le sue discutibili - e non opinabili - decisioni di gestione".