Attualità

Il monito di Betori contro guerra e eutanasia

L'arcivescovo di Firenze nella sua omelia di Pasqua ha duramente attaccato il suicidio assistito: "Troppa enfasi sui mezzi di comunicazione"

I fatti che, soprattutto nell'ultimo squarcio di Quaresima, hanno avuto una posizione di rilievo sulle cronache, non solo locali, sono finiti al centro dell'omelia di Pasqua del cardinale Giuseppe Betori. Eutanasia, povertà e clima di crescente conflittualità nel mondo sono stati i bersagli del discorso dell'arcivescovo ai fedeli in Duomo.

"L'enfasi di cui i casi di suicidio assistito e di eutanasia godono sui mezzi dicomunicazione sociale dovrebbe preoccupare, perché comincia asomigliare a una propaganda, non tanto occulta, per indurci aritenere che così ormai deve essere: quando la vita non ha piùla qualità adeguata, va soppressa", ha detto Betori.  "A stento, a volte per nulla, invece viene data voce - ha poi aggiunto il cardinale - ai tanti che, nelle medesime condizioni penose di vita, vanno avanti con grande fatica, grazie alsostegno di istituzioni, associazioni, familiari e amici, chenon fanno mancare soccorso, solidarietà, vicinanza e amore. Perché qui sta la differenza: essere amati o essere abbandonati". 

Poi la guerra. Parola tornata all'ordine del giorno non solo per la recrudescenza del conflitto siriano, su cui l'attenzione è da sempre intermittente, ma anche per il clima di tensione tra Stati Uniti e Nord Corea che negli ultimi giorni ha conosciuto una pericolosa escalation. "Lo scenario più inquietante è, agli occhi di tutti, il perdurare sul nostro pianeta di numerosi contesti di guerra", ha spiegato Betori. "Gli scenari di guerra - ha sottolineato - si intrecciano poi conquelli del sottosviluppo e ne scaturiscono stati di miseria, in cui la vita delle persone è gravemente minacciata e da cuimoltitudini sempre più rilevanti di uomini e donne cercano difuggire in cerca di una qualche garanzia di futuro per sé e peri loro cari". 

Quindi la povertà. "C'è chi specula su una lotta trapoveri, che rischia di innescarsi se le migrazioni non vengonogovernate e se non si affronta l'altro grave problema della crisi del lavoro innescata dalla globalizzazione e dalla trasformazione delle forme della produzione, una crisi che toccasoprattutto le generazioni più giovani, fronte d'impegno,questo, non meno rilevante per chi voglia affermare le ragionidella vita".