Attualità

Il lavoro e la legalità spiegati ai ragazzi

Otto classi delle scuole fiorentine all'incontro dello Spi Cgil con il presidente del Senato Pietro Grasso al Cenacolo di Santa Croce

Foto facebook Cgil Firenze

Erano in tanti e hanno terminato così, con un faccia a faccia con il presidente del Senato Pietro Grasso, il loro percorso sulla legalità compiuto nel corso dell'anno scolastico. "Diritti, lavoro, legalità", questo il titolo dell'evento organizzato dallo Spi Cgil di Firenze. Il tutto in una giornata molto particolare per il capoluogo toscano, a poche ore dalla commemorazione notturna dell'attentato di via dei Georgofili a cui lo stesso Grasso ha preso parte. 

Ai ragazzi, la seconda carica dello Stato si è rivolta con queste parole: "Lavoro e legalità non sono due pilastri separati l'uno dall'altro, sono, secondo me, sinonimi, sinonimi di dignità". "La ricchezza di un popolo - ha poi aggiunto Grasso - andrebbe misurata sulla base della sua capacità di garantire e promuovere la dignità di ciascuno". Il presidente del Senato si è poi augurato che i beni confiscati alla mafia possano essere utilizzati sempre meglio ricordando come in Parlamento ci siano "delle leggi che speriamo al più presto di approvare, per migliorare la possibilità di far lavorare al meglio l'Agenzia dei beni confiscati".

Agli studenti si è rivolto anche il sindaco di Firenze Dario Nardella: "Abbiate sempre la gioia della libertà di poter scegliere, non arrendetevi all'evidenza, non tutto è inconfutabile, mettetevi sempre in discussione". E' stato il primo cittadino, poi, a legare l'incontro sulla legalità alla ricorrenza del 24mo anniversario della strage dei Georgofili. Nardella ha ricordato quanto successo la notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, "quando la mafia voleva fare ancora più male a Firenze e solo la provvidenza, nonostante la drammaticità e i morti di quella notte, fece sì che il Fiorino carico di tritolo non potesse essere lasciato nel piazzale degli Uffizi". "Voleva distruggere Michelangelo, Raffaello, Donatello: voleva distruggere la nostra cultura", ha concluso il sindaco ricordando che lui, allora 17enne e studente di liceo, la mattina seppe "di quanto era successo da una mia professoressa che ce lo raccontò tra le lacrime. Non avevo mai visto, e non ho più visto, una professoressa piangere".