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"Firenze guardi di nuovo alle sue periferie"

Il cardinale Betori nella sua omelia per San Giovanni ha citato più volte Papa Francesco. "La città non si riduca a spazio per turisti frettolosi"

Giuseppe Betori

Un discorso pronunciato ad appena quattro giorni dalla visita del Pontefice a Barbiana quello del cardinale Giuseppe Betori che non a caso ha citato uno dei capisaldi di Francesco, quelle periferie che non devono essere lasciate a se stesse. Bisogna "ridefinire il volto di una città che non può accettare di ridursi a uno spazio per turisti frettolosi, un centro disancorato dalle proprie periferie, abbandonate alla loro insignificanza, ma come una comunità solidale, parimenti attenta a tutti, in specie agli ultimi", ha detto Betori.

Alla messa per la solennità di San Giovanni, patrono della città, hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Dario Nardella, la vicepresidente del Senato Maria Rosa Di Giorgi e il segretario del Pd Matteo Renzi con la moglie Agnese.

"La città - ha poi aggiunto - ha bisogno di presenze vive, di istituzioni che sappiano valorizzare e promuovere contemporaneamente il loro portato culturale con la loro vocazione all'incontro tra gli uomini. Non solo contenitori, ma soggetti attuali di esperienze. Penso a quanto fanno e possono ancor più fare istituzioni come Montedomini, le Fabbricerie, gli Innocenti e altre realtà della nostra amata Firenze". 

"E poi, non si dovrà anche noi cominciare a pensare a partire dalle periferie, come spesso invita il Papa, scommettendo sulle loro potenzialità di rigenerare l''intero corpo sociale cittadino, di una città che deve concepirsi in modo unitario, fino alla sua più ampia dimensione metropolitana?". 

Duro atto di accusa anche contro una partecipazione che è solo 'social': "Il Papa a Barbiana ha parlato di una fiaccola da raccogliere, l''ha detto ai preti ma vale per tutti, dentro e fuori la comunità ecclesiale. È una questione di responsabilità da assumere. Per dirla con un'immagine, c'è da smettere di inseguire i ''mi piace'', per ribadire, con la scuola di Barbiana: ''I care'', ''mi interessa''; anzi, mi fa pensare e mi costringe a prendere posizione, in modo responsabile e creativo".