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Firenze Fiera, la metro città vota lo scioglimento

Il Consiglio metropolitano fiorentino ha proposto lo scioglimento e la messa in liquidazione della società Firenze Fiera spa con cessione aziendale

La Città Metropolitana di Firenze ha ritenuto necessario procedere ad un aggiornamento del Piano di revisione ordinaria delle partecipazioni, per il quale, ha spiegato al Consiglio della Città Metropolitana di Firenze il consigliere delegato Nicola Armentano, è stato proposto lo scioglimento e la messa in liquidazione della società Firenze Fiera spa con cessione aziendale. A tal fine "saranno forniti indirizzi, preventivamente concordati con gli altri soci pubblici, al liquidatore societario perché dia avvio alla procedura ad evidenza pubblica per la cessione dell'intera azienda. In ogni caso si prevede che il prezzo di vendita a base d'asta non sia inferiore al valore della società calcolato secondo il criterio del patrimonio netto". La Città Metropolitana di Firenze possiede 511.965 azioni corrispondenti al 9,28 per cento del capitale societario. "Aderiamo a un percorso - ha concluso Armentano - che va a creare una strategia innovativa con opportunità per l'intero settore".

"L'approvazione della dismissione di Firenze Fiera - ha commentato Enrico Carpini, capogruppo di Territori beni comuni - è uno strappo particolarmente grave di questa maggioranza. La misura, rilevantissima dal punto di vista politico, non è stata praticamente discussa nel merito né in commissione né in Consiglio. Quel che è più grave è che si è cercato di giustificare questa superficialità citando, anche nei documenti ufficiali, una decisione regionale che però altro non è che una proposta di delibera al Consiglio regionale, ancora non approvata neanche dalle commissioni. Alla luce di tutto ciò il nostro gruppo aveva chiesto il rinvio del voto per un innegabile necessità di approfondimento, ma da parte del Sindaco Nardella c'è stata una chiusura totale". Queste valutazioni sono state condivise anche da Alessandro Scipioni capogruppo del Centrodestra per il cambiamento che aveva chiesto, come Carpini, di rinviare l'atto in Commissione.