E' passata una settimana dal crollo del ponte Morandi a Genova che ha causato 43 morti e diversi feriti gravi. Dopo la commozione, il lutto nazionale e l'apertura di un'inchiesta per attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e disastro colposo, è anche il momento della riflessione sulle condizioni delle infrastrutture e degli edifici in cui viviamo. A sollecitarla è l'Ordine degli Ignegneri di Firenze che in una nota ha sottolineato l'urgenza di regole più stringenti per monitorare la sicurezza di queste strutture.
Si tratta, spiega il presidente dell'Ordine degli Ingegneri fiorentini Giancarlo Fianchisti, di riflessioni "che nulla tolgono alla gravità di quanto accaduto ed alla necessità di far luce sulle responsabilità di un tragico evento che non doveva accadere e che riteniamo opportuno fare proprio perché queste tragedie non accadano nuovamente”.
Nel merito, Fianchisti pone una domanda: "Siamo consapevoli che nella provincia di Firenze, come in gran parte d’Italia, a partire dagli anni ‘60 (proprio il periodo di costruzione del viadotto Morandi) tutti o quasi gli edifici ordinari sono stati costruiti in cemento armato?”. Perché se ogni due anni caldaie e auto vanno sottoposte a revisione "non sussiste invece alcun obbligo di “revisione”, ovvero di verifica, della stabilità di una costruzione anche dopo 50 anni che è stata costruita se non per i soli edifici strategici e rilevanti”?
E i nuovi materiali utilizzati, spiegano gli ingegneri fiorentini, non sono esenti da dubbi e domande: “Siamo consapevoli che anche oggi stiamo usando materiali da costruzione “nuovi” (ancoraggi chimici, resine, fibre di carbonio) le cui alte prestazioni ci entusiasmano ma dei quali nulla possiamo sapere della durata nel tempo ed anche per questi non esiste alcun obbligo di verifica a nessuna scadenza?”.
Insomma, la questione della sicurezza di edifici e infrastrutture è stata tragicamente aperta, anzi, riaperta dalla ferita del disastro di Genova.