Attualità

Covid e turismo, nelle città d’arte c’è chi chiude

Per Confesercenti Toscana il 15,7 per cento delle strutture ricettive ha deciso di non aprire in estate. Firenze fa i conti con l’assenza di stranieri

Protocolli sanitari da applicare contro il Covid, rischio di mancato rientro nei costi e emorragia di turisti, soprattutto stranieri. Una miscela considerata letale da molti gestori di strutture ricettive che hanno deciso di fare passo per l’estate 2020. Secondo le stime di Confesercenti Toscana, che ha raccolto le informazioni di 560 imprenditori della ricettività, nelle sole città d’arte toscane si registra il 15,7 per cento di scelte di chiusura durante la stagione estiva. A fare peggio sono solo le località di montagna dove a non riaprire è il 20,8 per cento. 

A pesare sulle città d’arte, Firenze in testa, c’è l’assenza dei turisti stranieri che di questi tempi riempiono strade, musei e ponti sfidando sole e caldo: le stime di Confesercenti parlano di un -43,8 per cento di presenze straniere e di un -8,4 per cento di italiani. Il comparto alberghiero è quello che soffre di più (-31,2 per cento) ma anche quello extraalberghiero non sta bene (-23 per cento).