Attualità

Cannabis light, le accise preoccupano i produttori

Un produttore toscano spiega a QUInewsFirenze perché l'emendamento presentato al Decreto Ristori preoccupa le imprese che dovrebbero essere favorite

La produzione e la vendita della cannabis "light" che presenta una concentrazione di principio attivo inferiore allo 0,5 per cento dovrebbe essere legalizzata e regolamentata, è quanto hanno chiesto alcuni senatori del Movimento 5 Stelle presentando un emendamento al Decreto Ristori.

La proposta ha provocato perplessità non solo in ambienti politici ma anche tra i produttori, convinti che possa non essere una soluzione a favore della filiera. QUInewsFirenze ha contattato Mario Alfieri, CEO della fiorentina Mysticalitalia, un’azienda agricola con sede in Chianti, specializzata nella coltivazione, produzione e vendita di Cannabis light certificata.

I produttori. “Questo emendamento è l’ennesima riprova di un approccio superficiale alla materia - commenta Alfieri - che non tiene conto delle reali necessità di produttori e coltivatori. La proposta infatti darebbe in mano il mondo della canapa al monopolio, con tassazioni che, al pari dei prodotti da fumo, raggiungerebbero accise fino al 60 per cento. Quello che serve al settore è una tassa ad hoc che permetta sì allo stato di controllare la filiera, ma anche ai produttori di sopravvivere”. “La proposta dei 5 stelle non è totalmente da buttare, nell’emendamento si cita anche la promozione per la registrazione di nuove varietà, una manna per i piccoli produttori che come noi fanno costantemente ricerca, ma la questione del monopolio è ancora troppo a favore dello Stato. Servirebbe un confronto diretto con i coltivatori di cannabis light e i rappresentanti del settore”.

I consumatori. Si sono mosse in queste ore anche le associazioni dei consumatori come ad esempio Aduc Firenze con il presidente Vincenzo Donvito che ha commentato "Due aspetti della legalità della cannabis inducono gli adolescenti a consumarne meno: le informazioni che circolano, invece se c’è il mercato nero, fanno solo fede i sentito dire e talvolta il consumo di cannabis è legato al desiderio di trasgressione, che verrebbe meno se si trattasse solo di attendere la maggiore età".

Il dibattito politico. Questa volta è il Senato che si trova a valutare la proposta presentata dai pentastellati per regolamentare la filiera e liberalizzare la sostanza con un contenuto di principio attivo inferiore allo 0,5 per cento. L'obiettivo è nuovamente quello di differenziare la cannabis sulla base dell'uso e con l'occasione stabilire regole di produzione e vendita sottoposte a regolare tassazione. La proposta è stata fortemente criticata dall'opposizione di centrodestra che sui social ha ironizzato sulla "ricetta anti crisi" presentata dalla maggioranza per risollevare l'economia nazionale. 

Ma perché l'emendamento è finito nel Decreto Ristori? Perché si tratterebbe di favorire il mercato della cannabis con l'opportunità di recuperare entrate dalle accise sulla commercializzazione in un contesto di crisi economica. Il Movimento torna a muoversi tra le maglie dell'amministrazione e già una volta il tentativo di modificare la normativa è stato rigettato perché il tema non è stato ritenuto pertinente alla legge in discussione.