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Boldrini e la politica declinata al femminile

La presidente della Camera ha partecipato a un convegno dedicato al tema dell'italiano nelle istituzioni all'Accademia della Crusca

Foto twitter Accademia della Crusca

La resistenza all'uso del femminile in italiano è frutto di un "blocco culturale". In altre parole "non si vuole riconoscere alle donne la loro presenza nei posti chiave". Lo ha detto la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini che stamattina ha partecipato a un incontro sull'uso dell'italiano nelle istituzioni all'Accademia della Crusca di Firenze. 

"In Italia - ha detto Boldrini - noi donne siamo il 51 per cento della popolazione: siamo la maggioranza, non ci dobbiamo adattare. Dobbiamo uscire dalla sindrome della minoranza silenziosa e remissiva; dobbiamo invece esigere rispetto, anche nell'uso del linguaggio!". 

Il confronto da fare è anche con gli altri paesi europei dove le cose sono un po' diverse. Per esempio in Germania Angela Merkel ha preteso e ottenuto di essere chiamata "cancelliera", dunque al femminile. Insomma, pare proprio che all'estero ci sia più consapevolezza del valore del linguaggio di genere. Allora, si è domandata Laura Boldrini, "per quale motivo soltanto in Italia deve essere opposta una tale resistenza alla declinazione al femminile?". E basta con la scusa della cacofonia di certe parole usate al femminile: chi si ripara dietro a questo pretesto, ha aggiunto Boldrini, "lo fa per non rivelare il convincimento per cui le donne non devono creare problemi, e anzi devono ringraziare se occupano certe posizioni apicali che, in quanto tali, sono declinabili solo al maschile". E "mi domando come mai, nel 2017 - ha detto ancora la presidente della Camera - siamo ancora qui a constatare quanto per alcuni sia difficile dire ''ministra'', ''magistrata'' o ''ingegnera''!