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Boboli a pagamento, il Comune scrive agli Uffizi

Il Comune di Firenze ha inviato una lettera al direttore delle Gallerie degli Uffizi affinché venga tolto il pagamento dei 3 euro ai residenti

Palazzo Vecchio ha scritto una lettera a Palazzo Pitti per abolire il costo di prenotazione di 3 Euro  a persona per accedere al Giardino di Boboli nel fine settimana, uno scambio epistolare che ha quasi il sapore delle antiche Signorie.

Il Giardino di Boboli è finito al centro del dibattito cittadino per la richiesta di 3 Euro per la prenotazione dell'accesso nel fine settimana, la decisione ha fatto insorgere i cittadini che risiedono soprattutto nell'Oltrarno e frequentano Boboli come giardino di zona. 

Da qui la lettera di Palazzo Vecchio per invitare il direttore Eike Schmidt a tornare sui suoi passi inviata e resa nota dal consigliere delegato per la valorizzazione della fiorentinità, Mirco Rufilli "Sono al fianco degli abitanti del mio rione, e della mia città, come ho scritto proprio al direttore Eike Schmidt".

"In un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo il Giardino di Boboli è fondamentale anche nei prossimi fine settimana. E quel biglietto, ritornato sotto forma di prenotazione, seppur minimo, limita l’accesso. Accesso riconquistato negli anni ’90 a seguito di manifestazioni importanti, soprattutto delle mamme del rione, che si concluse con quell’accordo con il Ministero tutt'ora in vigore. Anche allora fu riconosciuta l’importanza per i fiorentini di questo polmone verde, l’importanza della loro storia, e l’importanza di avere ben presente da dove nasceva questo diciamo “diritto” acquisito, cioè dalla volontà del Granduca stesso, e che oggi deve essere mantenuto. Perché il tema vero, alla fine, non è la prenotazione obbligatoria, a cui ormai siamo abituati, ma il pagamento dei 3 Euro, a persona, che devono pagare i residenti".

"Fu il Granduca Pietro Leopoldo - ha ricordato Rufilli - ad aprire Boboli ai fiorentini e così è rimasto per due secoli. Per capire il legame storico con Boboli, voglio ricordare, per esempio, Moreno di 87 anni che ha raccontato come da bambino, non potendo andare al mare, ha imparato a nuotare nella vasca del Nettuno. Oppure che il prato delle Colonne è chiamato, da noi che abitiamo nella zona, “i’ pratone dei morti”, perché nella battaglia di Firenze del ‘44 morirono per i bombardamenti tre persone che stavano passando su un carretto in via Romana, vicino al Ponte Vecchio, e che furono sepolti proprio lì. E sempre in tempo di guerra tante famiglie utilizzavano le ghiande di Boboli per fare il caffè, perché non c’era altro. E anche oggi Boboli è un luogo familiare, soprattutto per quella parte di città, un luogo dove potersi prendere delle ore di svago, di stacco dalla vita quotidiana e frenetica, dove i bambini riescono, attraverso la sua bellezza, a godere di cultura e spensieratezza.