Lavoro

Bekaert licenzia tutti, saltano tavolo e nervi

"Bekaert vuole solo licenziare e scappare" ha esclamato la Regione Toscana. "È un oltraggio" è il commento arrivato dalla Città Metropolitana

Sono 113 le lettere di licenziamento preparate dopo il mancato accordo al tavolo del Mise al quale Bekaert ha rifiutato la richiesta dei sindacati di prolungare gli ammortizzatori sociali fino al 24 Giugno. Bekaert ha avviato la dismissione della fabbrica dal Giugno 2018 quando i lavoratori erano 318.

Dalla Città metropolitana e dalla Toscana si è alzato un grido unanime "Reindustrializzazione".

Daniele Calosi, segretario generale della Fiom Cgil di Firenze e Prato si è detto pronto a siglare un protocollo che in caso di reindustrializzazione preveda che all'ipotesi di un subentro con finanziamenti pubblici seguano le garanzie occupazionali per i lavoratori licenziati.

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il consigliere delegato al lavoro, Valerio Fabiani hanno commentato "Bekaert vuole solo licenziare e scappare. Questo è un precedente che non depone bene neppure per gli altri siti della multinazionale in Italia”

Giani ha spiegato “Abbiamo chiesto all’azienda di attivare ulteriori sei settimane della cassa covid introdotta di recente dal governo, così come già fatto a fronte del precedente accordo del 24 febbraio scorso. Bekaert però ha fatto prevalere una sua valutazione, difforme rispetto alla chiara interpretazione fornita dai tecnici ministeriali sull’utilizzo di questo strumento: questo ha impedito di estendere le tutele ai lavoratori. Bekaert si è rifiutata di replicare l’accordo già sottoscritto a febbraio ed è in contraddizione con sé stessa".

Il sindaco metropolitano, Dario Nardella ha commentato "È un oltraggio. Si cancella il lavoro dei dipendenti che hanno fatto crescere il profitto. Questo modello è sbagliato. Noi non intendiamo cedere su Bekaert. Questa vertenza è innanzitutto difesa della vita e del lavoro di centinaia di persone che vengono abbandonate a sé stesse ed inoltre rappresenta il volto vero di un modello di non sviluppo, quanto piuttosto di ricchezza dissociata dalla responsabilità sociale. È un grande problema europeo e non poche concentrazioni d'impresa approfittano di un'assenza di sanzione e requisizione che andrebbe invece configurata a livello comunitario. Si prendono in giro e si ridicolizzano le Istituzioni per massimizzare un profitto che cancella la vita di chi lo ha fatto crescere. Non intendo farmi oltraggiare, quanto piuttosto mettere in campo con le altre Istituzioni e i lavoratori un progetto di reindustrializzazione dell'azienda e del territorio".