La caffetteria chiusa all'interno di Palazzo Vecchio è diventata un caso emblematico degli effetti della pandemia e della conseguente crisi dei flussi turistici. I dipendenti sono in cassa integrazione e l'attività in estate è rimasta ferma.
Sono molte le attività di somministrazione di cibi e bevande chiuse per gli effetti dell'epidemia da Covid-19 ma la serranda del cortile della Dogana, a Palazzo Vecchio, ha fatto più rumore.
Il caso è finito in Consiglio comunale come avevano annunciato i consiglieri Antonella Bundu e Dmitrij Palagi "Senza livelli insostenibili di turismo non ci si può permettere nemmeno di prendere un caffè nella sede del nostro Comune".
I consiglieri hanno sottolineato in aula "La caffetteria del Museo di Palazzo Vecchio è stata chiusa con pochissimi giorni di preavviso, per insostenibilità economica denunciata dal gestore, nonostante il ricalcolo del canone di pagamento. Ai musei però ci possono andare anche le cittadine e i cittadini di Firenze, assieme a chi viene in piazza della Signoria per sposarsi, o per i servizi degli uffici. Ci sono poi le persone che lavorano nella sede del Comune e le parti politiche. Soprattutto, ci sono i lavoratori messi di nuovo in cassa integrazione".
"L'assessore ha parlato di una questione tecnica, ma noi vediamo tutta la portata politica di questa situazione: ci fa piacere che ci sia l'impegno di riaprire il bar prima della fine di Dicembre, con un'apertura rispetto all'ipotesi di internalizzazione. Saremo al fianco della Giunta se l'obiettivo sarà tutelare i livelli occupazionali e ripristinare il servizio, superando la logica dell'appalto" hanno concluso.