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Artigiani riaprono con i debiti e senza personale

Confartigianato ha lanciato un allarme sui conti e la sopravvivenza delle aziende che sono ripartite ma hanno accumulato debiti durante la pandemia

Sono giorni segnati dalle riaperture, attese da mesi, ma dietro le vetrine si fanno i conti con la crisi "Molte aziende hanno accumulato debiti da ripagare, con scarsa liquidità a disposizione" ha detto il segretario di Confartigianato Firenze, Jacopo Ferretti.

Ma l'allarme non è dovuto solo ai debiti, c'è anche un problema pratico e riguarda la forza lavoro "Uno dei problemi, adesso, è la mancanza di forza lavoro. Ci sono esercizi pubblici costretti ad aprire solo la mattina o la sera, perché in questi mesi dipendenti e collaboratori hanno preferito riqualificarsi in altri settori" ha detto sempre Ferretti. 

L'allarme lanciato dalla confederazione "L'economia non tornerà subito ai livelli del passato e le perdite di un anno e mezzo non scompariranno. Il terreno sotto le aziende è ancora fragile, molte hanno accumulato debiti da ripagare, con scarsa liquidità a disposizione. Decine di imprese attraversano una situazione incerta e sono ancora a rischio chiusura. Dobbiamo gestire la ripartenza, sostenerla con misure concrete e mirate. Siamo finalmente a un punto di svolta importante e le imprese che hanno tenuto duro fino ad oggi richiedono ossigeno per ricominciare a investire”. 

Le proposte di Confartigianato “Pensiamo ad esempio alla detassazione dei contributi per i dipendenti, da far scattare al momento in cui saranno sbloccati i licenziamenti. Pensiamo ad agevolazioni a sostegno di quegli imprenditori che manterranno intatta la propria forza lavoro. In sostanza chiediamo di incentivare le aziende a resistere, dedicando al settore già parte della prima tranche di finanziamenti in arrivo dall’Europa. Può sembrare un paradosso, ma uno dei problemi, adesso, è la mancanza di forza lavoro. Ci sono esercizi pubblici costretti ad aprire solo la mattina o la sera, perché in questi mesi dipendenti e collaboratori hanno preferito riqualificarsi in altri settori. Scelta comprensibile, cassa integrazione e sostegni non sono bastati a garantire una vita dignitosa. In molte aziende quindi si riparte con nuovi addetti, anche se questo non è possibile in quei settori dell’artigianato che richiedono una lunga formazione professionale”.