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Arno, l'autorità di bacino ancora senza guida

Interrogazione dei deputati di Alternativa Libera Artini e Segoni al ministro Galletti: "Caos amministrativo mentre si ricorda l'alluvione del 1966"

Lo stallo in cui si trova l'autorità di bacino dell'Arno entra nel dibattito parlamentare. “Mentre governo ed amministratori locali celebrano il cinquantennale dell’alluvione del 1966 e ci ripetono incessantemente che siamo tutti più sicuri, ci è sembrato doveroso segnalare al Ministro Galletti e alla cittadinanza che l’organo tecnico, che ha il compito gestire e programmare in maniera unitaria ed integrata a scala di bacino le opere di difesa idraulica e di assetto del territorio e che ci dovrebbero mettere al sicuro dai rischi idrogeologici, sta andando alla deriva, in balia della corrente, in attesa di un intervento governativo che tarda a giungere”, spiegano Samuele Segoni e Massimo Artini.

“Più di un anno fa – aggiungono i due parlamentari toscani - il Parlamento procedeva alla riorganizzazione della governance del rischio idrogeologico, sancendo il passaggio da autorità di bacino a Autorità di Bacino Distrettuali. Il passaggio è rimasto sulla carta, perché mancano ancora i decreti attuativi che riallocano il personale e rendono pienamente operative le nuove strutture. Nel caso dell’Arno la situazione è poi paradossale. Questa fase di transizione, coincidente tra l'altro con il cinquantesimo anniversario della devastante alluvione dell'Arno del 1966, non è guidata da nessuno: l’ex Segretario Generale dell'autorità di Bacino Gaia Checcucci non è più operativa da quando è stata chiamata a ricoprire l’incarico di direttore generale per la Salvaguardia del territorio e delle acque al Ministero dell’Ambiente”.

"La politica e la stampa italiana continuano a dare la colpa delle continue alluvioni a bombe d’acqua e fragilità del territorio, ma – conclude Segoni, che è anche un geologo specializzato in rischi idrogeologici - la nostra tesi è che ci sono molte altre concause di natura prettamente umana: dalla mancanza della cultura del rischio, alla gestione dissennata del territorio, fino al caos amministrativo. A tal proposito è emblematica la vicenda delle autorità di bacino, che mette in evidenza le responsabilità dei grovigli burocratici che la politica italiana è bravissima a creare”.