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Aperitivo cassato per Covid e il Chianti trema

Con la chiusura dei locali alle 18 disposta dal Dpcm, stimato un crollo del 70% nei consumi del pregiato vino toscano. Consorzio sul piede di guerra

La gente nei locali all'ora dell'aperitivo, panorama usuale nelle vie del centro di Firenze e non solo, non c'è più da lunedì scorso, quando è entrato in vigore l'ultimo decreto del presidente del Consiglio che impone la chiusura dei locali alle 18. Ora, mentre il Governo lima il prossimo provvedimento con nuove restrizioni a causa dell'aumento dei contagi, il Consorzio Chianti fa i conti delle ripercussioni economiche della stretta: la stima è che i consumi del vino crolli fino al 70%.

Una previsione che fa tremare, spiega il Consorzio, 3.000 produttori che lavorano su 15.500 ettari di vigneto per una produzione di 800mila ettolitri di vino.

Quella percentuale, il 70%, è quella che "si consuma dall’aperitivo in poi - spiega il presidente del Consorzio, Giovanni Busi - è un colpo durissimo al settore. Tutto questo senza considerare che i ristoratori, i locali e le enoteche si sono adattati puntualmente ad ogni disposizione, accogliendo i clienti in totale sicurezza. Hanno fatto sacrifici economici importanti, anche indebitandosi ulteriormente, pur di restare aperti”.

Le restrizioni, secondo Busi, andavano adattate "alle realtà locali e alle condizioni di lavoro delle attività, per garantire i lavoratori e le aziende. Invece si è preferito agire in maniera dura, anche confusa, per tamponare un oggettivo problema di organizzazione che questo Governo continua a manifestare”. 

Alle stime sul crollo dei consumi e ai timori per il Natale ormai quasi alle porte, si aggiunge la situazione, già esistente, dei lavoratori  "che aspettano la cassa integrazione dei mesi estivi, c’è sempre troppo burocrazia che soffoca le imprese, soprattutto le più piccole. Altri paesi europei hanno garantito almeno il 75% dell’incasso, noi ancora siamo troppo indietro. Sarebbe necessario anche garantire un accesso al credito più facile, oggi completamente assente, eliminando temporaneamente gli accordi di Basilea”.