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Ambulanti in ginocchio per il crollo delle vendite

I rappresentanti della categoria hanno spiegato a QUInewsFirenze la drammatica situazione che vede il crollo dei fatturati per l'assenza di clienti

Gli ambulanti hanno riaperto gradualmente i banchi nel centro storico di Firenze ma il passaggio, ripreso in termini quantitativi, non ha corrisposto ad una ripresa delle vendite, calate fin del 90 per cento.

I rappresentanti della categoria che hanno chiesto aiuti economici ai bilanci statali ed agli enti locali hanno raccontato a QUInewsFirenze la situazione economica nella Città metropolitana.

"Dobbiamo osservare il fenomeno da un punto di vista metropolitano - spiega Daniele Nardoni responsabile di Anva Confesercenti - perché la situazione è grave e drammatica. In centro storico c'è chi non ha aperto e chi ha perso il 90 per cento del fatturato ed incassa 50 euro al giorno. Situazione diversa nei mercati rionali dove gli alimentari che hanno tenuto bene nel lockdown si sono stabilizzati mentre per le altre tipologie merceologiche il fatturato è calato anche in periferia fino al 50 per cento. Questo è dovuto alla diminuzione del potere di acquisto dei clienti abituali". "Abbiamo incontrato l'amministrazione fiorentina alla quale abbiamo chiesto il rinvio della Cosap e speriamo che nell'assestamento di bilancio ci sia un azzeramento o un abbassamento della tariffa ma soprattutto che ci siano correttivi strutturali sul 2021".

C'è chi ha pensato di convertire l'attività? "Non è semplice. C'è chi operava nei grandi mercati coperti proponendo prodotti rivolti ai turisti che ha sospeso l'attività ed ha investito sui mercati rionali in provincia per diversificare ed avere un reddito. Sul prodotto rivolto prettamente al settore turistico è più difficile diversificare e poi in centro, anche se cambi prodotto, quello che manca è proprio la clientela. Serve attrarre persone con l'apertura di musei, con percorsi dedicati, altrimenti la vedo dura poter continuare a pagare qualcosa come 6.000 euro l'anno per un banco di tre metri" conclude Nardoni.

"La realtà fiorentina è diversificata rispetto alla Città metropolitana - sottolinea Luigi Bocciero, responsabile Fiva Confcommercio - nel centro storico una parte di operatori è rivolta esclusivamente al turismo ed è equiparabile a ristoratori, albergatori e gestori di bar che sono stati messi in ginocchio dalla crisi. Abbiamo quasi 500 attività di commercio su area pubblica nel centro storico, dalla pelletteria ai souvenir al piazzale Michelangelo che soffre anche la disciplina della sosta dei bus turistici con la recente pedonalizzazione. Il passaggio è la linfa vitale, il turista che acquista non c'è. L'apertura posticipata dei mercato storici come Porcellino e San Lorenzo è stata dettata da una scelta di convenienza: chiudere era più conveniente che aprire".

Qual è la preoccupazione maggiore? "Temiamo le scadenze che sono state posticipate ma che adesso si presentano ed abbiamo paura che il turismo possa essere l'ultimo a ripartire. Secondo la nostra stima potremo rivedere qualcosa nella primavera 2021, si tratta di un periodo infinito".

Cambiare tipologia di prodotto? "Possiamo rivolgerci ai clienti locali ma il potere di acquisto non è uguale a quello dei turisti, almeno si spera che il turista possa avere ancora un potere di acquisto maggiore

Come se ne esce? "Abbiamo chiesto l'azzeramento dei tributi locali - sottolinea Bocciero - e poi occorre aprire dei tavoli di discussione strategica ai quali devono partecipare anche gli ambulanti, perché siamo parte del tessuto economico della città d'arte. Solo facendo squadra possono nascere delle idee che siano praticabili, altrimenti si rischia di immaginare soluzioni che non si potranno mai realizzare".