Cronaca

Un giro vorticoso di false fatture

Nell'operazione Riso amaro sono finiti ai domiciliari in cinque: due imprenditori di Vercelli, due commercialisti e un faccendiere del fiorentino

Grazie a un complicato meccanismo di false fatturazioni fra società consortili, cooperative, appalti e subappalti, i cinque hanno messo insieme una frode fiscale da 95 milioni di euro, scoperta dalla Guardia di Finanza. 

Nell’inchiesta, coordinata dalla procura del capoluogo toscano, è stata determinante l’individuazione dei prestanome campani a cui erano intestate le società fittizie su cui venivano scaricati i costi, fra cui un’intera famiglia che si è definita "prestanome di professione" e un pensionato napoletano di 82 anni che risultava amministratore di aziende con fatturati a sei zeri.

In pratica l'organizzazione aveva costruito una piramide societaria al cui vertice c’erano le società della coppia di imprenditori vercelleso, marito e moglie, i quali dopo aver vinto appalti per la gestione di magazzini di merce e vari servizi alberghieri in Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta, li subappaltavano ad altre 7 società create dalla banda e da altre nove persone indagate che emettevano fatture a carico di oggetti inesistenti.

Nel corso dell’inchiesta, le Fiamme gialle hanno posto sotto sequestro preventivo beni mobili e immobili per oltre 42 milioni di euro.

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