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Falcone, il giudice antimafia ricordato a Firenze

Il 23 maggio 1992 sulla A29 allo svincolo di Capaci, un attentato dinamitardo tolse la vita al giudice antimafia a sua moglie e a tre agenti della scorta

Al Palazzo di Giustizia di Firenze una giornata organizzata dalla giunta dell'Associazione nazionale magistrati della Toscana a 27 anni dalla strage di Capaci per ricordare il magistrato Giovanni Falcone con immagini, interviste e testimonianze di chi ha seguito il magistrato negli ultimi anni di lavoro prima della strage del 23 maggio 1992.
A ricordare Falcone a Firenze i magistrati Giuseppe Creazzo, Marilena Rizzo, Margherita Cassano, Antonio Sangermano e gli avvocati Sigfrido Fenyes e Gianna Mercatali del foro di Firenze.

Davanti agli studenti intervenuti nel tribunale fiorentino, il procuratore generale di Firenze Marcello Viola ha commentato "il senso dello Stato fu tale da far accantonare a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino le delusioni e le amarezze. Questo atteggiamento, di anteporre sempre l'interesse dello Stato, fu una precisa scelta etica, non incoscienza". Di Falcone, ha aggiunto il procuratore "colpiva la cultura della prova, che vedeva oltre la fase delle indagini, lui la proiettava sempre verso i processi". 

"Se Giovanni Falcone fosse vivo oggi, sarebbe un ottantenne e sarebbe più solo di quanto lo fu ieri" ha detto la giornalista Marcelle Padovani, che con Falcone scrisse il celebre saggio intervista 'Cose di Cosa nostra'. Il deputato Luca Migliorino, membro della Commissione Antimafia ha commentato  "Le indagini e lo studio della trattativa Stato-mafia vanno avanti anche alla luce delle nuove dichiarazioni sulle tecniche, sull'esplosivo e sui materiali utilizzati per l'attentato. Non ci fermeremo fin quando non vi sarà piena luce su questo ignobile atto criminale". 

"Onore e gloria sempre nel ricordo di Giovanni Falcone il magistrato caduto sotto i colpi della mafia nello svolgimento delle sue funzioni come sta avvenendo a Palermo con la partecipazione di tutte le massime istituzioni. Ma non scordiamo le vittime innocenti di mafia, disdegnate nel ricordo da chi pensa che essere cittadini comuni uccisi dalla mafia sia un effetto collaterale. Noi siamo morti perché l''Antimafia nel 1993 non ha funzionato" ha affermato in una nota, Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili.