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Gli errori in scena, dal Mostro di Firenze ad oggi

A QuiNews Roberta Bruzzone commenta quegli errori tecnici che spesso rischiano di compromettere il buon esito di una indagine criminologica

Gli errori commessi sulla scena del delitto sono determinanti, sia quelli commessi dall'assassino che quelli presenti nel lavoro degli inquirenti.  A riaccendere nell'opinione pubblica l'attenzione sulla gestione della scena del crimine è una frase di Ruggero Perugini, capo della squadra anti-mostro, nello speciale sul Mostro di Firenze, trasmesso in due puntate su Nove nel format "Tutta la Verità".

Abbiamo contattato Roberta Bruzzone, psicologa forense e criminologa investigativa, che si è occupata in passato di rianalizzare alcuni elementi essenziali per la risoluzione di casi di rilevanza nazionale.

La vicenda del Mostro di Firenze rappresenta oggi un manuale degli errori? "Forse è persino ingiusto definirlo un manuale, ma certo gli errori hanno contrassegnato il caso in un'epoca in cui non si prestava particolare attenzione alla scena del delitto. Non almeno la stessa che vediamo oggi. Sicuramente è aumentata la sensibilità verso la cura dei luoghi e sono migliorate le tecniche di intervento". Nello speciale curato da Cristiano Barbarossa, Fulvio Benelli ed Antonio Plescia le immagini di repertorio evidenziano la presenza di numerose persone nei pressi delle autovetture ed intorno ai cadaveri. I fotografi, ascoltati oggi, dichiarano di essere arrivati spesso prima degli inquirenti e di aver potuto fare immagini che oggi sarebbero impensabili.

Quali sono le valutazioni da investigatrice? "Per alcuni aspetti gli errori che troviamo nella vicenda del Mostro - spiega Roberta Bruzzone - gli abbiamo ritrovati anche successivamente, basti pensare al caso di Meredith Kercher a Perugia. La scena deve essere delimitata ed analizzata fin nei primi istanti. Occorre una grande preparazione da parte di chi interviene per primo, bisogna investire nella formazione delle forze dell'ordine che riservano all'intervento sulla scena del delitto una piccola parte dell'intero personale".

E da psicologa? "La psicologia è importante non solo per profilare gli assassini ma anche per selezionare il personale. Intervenire sulla scena non è un lavoro per tutti. Non è una delle tante mansioni che si possono delegare all'interno di un reparto. La selezione del personale deve valutare la concentrazione a lunga durata dell'individuo davanti a situazioni estreme come il rinvenimento di cadaveri in svariate circostanze di morte. Più formazione e maggiore cura nella selezione del personale possono garantire una maggiore efficienza e di conseguenza aiutare a non escludere nulla fornendo agli inquirenti elementi utili ed incontrovertibili" conclude la criminologa investigativa, curatrice di numerosi corsi di formazione di primo intervento sulla scena del crimine.