Cronaca

Derubati dei passaporti, lavorano per riscattarli

Due cinesi costretti a lavorare dodici ore al giorno nell'azienda di manodopera di un imprenditore che impiegava clandestini

L'intercapedine dell'armadio dove sono stati trovati i due

Dodici ore di lavoro al giorno, dopo il furto dei passaporti e nessuna possibilità di uscire.

Una situazione scoperta dai Carabinieri in un laboratorio ad Empoli, dove i militari hanno trovato un uomo e una donna, nascosti nella intercapedine di un armadio.

Entrambi di nazionalità cinese, clandestini sul territorio italiano e impiegati illegalmente nell’impresa, sono stati sentiti dai Carabinieri.

"I due hanno raccontato che, appena arrivati in Italia, erano stati derubati dei documenti e trasportati ad Empoli. Qui erano stati impiegati nella ditta, lavorando dalle 8 alle 21 con una breve pausa per il pranzo, senza essere retribuiti e senza poter uscire dal laboratorio", riferiscono i militari.

"Non avevano soldi nella loro disponibilità, il titolare provvedeva a fornire loro cibo e vestiti. I due clandestini lavoravano per riscattare i loro passaporti, senza avere alcun termine definito". 

Il datore di lavoro di nazionalità cinese è stato arrestato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro quindi condotto al carcere di Sollicciano.

Nel complesso l'operazione de Carabinieri forestali in azione a Empoli e Signa in collaborazione con Ispettorato del lavoro e Asl ha portato a controllare quattro attività. Dei 33 lavoratori trovati, tutti di nazionalità cinese, nove sono risultati a nero e cinque clandestini.

Oltre all’arresto, eseguito dai militari dell’Arma, l’attività ha portato alla notifica da parte dell’Ispettorato del Lavoro di tre sospensioni dell’attività imprenditoriale, sussistendo il requisito del superamento del 20 per cento dei lavoratori a nero tra quelli presenti e sono state emesse sanzioni amministrative per un totale di 40mila euro

Il personale dell’ASL intervenuto ha impartito prescrizioni relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro alla ditta dove è stato arrestato l’imprenditore cinese.