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"Chiudere Sollicciano è segno di civiltà"

I radicali dell'associazione Andrea Tamburi hanno manifestato di fronte al carcere per denunciare le gravi carenze strutturali e chiederne la chiusura

"Chiudere il carcere fiorentino non è una provocazione, ma una richiesta di civiltà per tutelare la dignità delle persone". Lo hanno detto a gran voce i manifestanti riunitisi davanti alla casa circondariale di Firenze. L'associazione Andrea Tamburi si batte oramai da anni per la situazione precaria del carcere di Sollicciano.

"Se un ospedale fosse ridotto così male da temere per la salute e l'incolumità dei malati e degli operatori cosa faremmo? Ne chiederemmo la chiusura immediata e il trasferimento di degenti e personale in una struttura adeguata". Queste le richieste dell'associazione fiorentina.

Secondo i radicali "Nel caso del carcere di Sollicciano non ci sono alternative ragionevoli alla chiusura. I detenuti e il corpo di polizia penitenziaria - spiegano i radicali - sono invece costretti a convivere con troppi, e troppo gravi, malanni dell'istituto". 

I radicali denunciano "Danni strutturali, infiltrazioni di umidità, ricorrenti infestazioni di topi e piccioni, gelo in inverno con il riscaldamento che si blocca per settimane e caldo torrido in estate senza possibilità di ventilazione o riparo, assenza di acqua calda sanitaria, cucine fortemente sottodimensionate, carenze igienico-sanitarie. Questa è la situazione all'interno della quale si svolge l'esecuzione di pena a Sollicciano. Una pena nella pena, che rallenta il già difficile percorso di riabilitazione e reinserimento sociale del detenuto e lede diritti fondamentali di detenuti e lavoratori, come quello costituzionale".