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Recupero della frutta antica sparita dalle tavole

Il piano prevede di piantare frutteti con varietà antiche oggi scarsamente utilizzate: ciliegie, albicocche, susine, pesche, pere, mele, fichi e noci

Nel Comune di Calenzano sono stati piantati frutteti con varietà antiche oggi scarsamente utilizzate, prodotti che non sono adatti ad essere coltivati per le lunghe filiere che prevedono periodi di conservazione in frigorifero e lunghi viaggi per gli approvvigionamenti a discapito della qualità.

I frutteti garantiscono una raccolta giornaliera di alcune decine di chili di frutta fresca di qualità per un arco estivo di 4 mesi, da offrire ai mercati locali a Km 0. Iniziando con le ciliegie e le albicocche, continuando con le susine e le pesche per poi finire con pere, mele, fichi e noci.

“FruBio-frutticoltura biodiversa” è il titolo del progetto dell'Università di Firenze, cui collabora il Comune di Calenzano, realizzato col contributo di Fondazione CR Firenze. Due aziende del territorio, Semia e Casamatta, hanno raccolto la sfida.

“Gli studi presentati dall’Università – ha commentato l’assessore all’ambiente Irene Padovani – ci dicono che, a partire dall’inizio del ventesimo secolo, sul territorio italiano è scomparso oltre il 70% della diversità genetica delle principali colture, proprio perché non avevano le caratteristiche necessarie all’agricoltura intensiva e al mercato di filiera lunga. Con questo progetto contribuiamo a far rivivere sul nostro territorio alcune di queste antiche cultivar, che si contraddistinguono per la loro rusticità e le pregevoli caratteristiche organolettiche, con il duplice obiettivo di fare riscoprire al consumatore i gusti di un tempo e di rispettare l’ambiente attraverso metodi biologici di coltivazione”.

“Il sistema produttivo, unico nel suo genere - ha spiegato Valter Nencetti, ricercatore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI), sezione di Colture Arboree dell’Università di Firenze e responsabile del progetto FruBio -, si contrappone alla monocoltura e si ispira ai principi delle consociazioni tipiche della mezzadria, molto più equilibrate e idonee alla coltivazione biologica, riducendo inquinamento e impatto ambientale. Il progetto Fru-Bio, inoltre, attraverso una coltivazione moderna e all’avanguardia, permette, oltre alla salvaguardia del germoplasma e della biodiversità, di offrire al consumatore frutti di pregevoli caratteristiche organolettiche e nutraceutiche nell’interesse delle aziende che si sono rese disponibili alla coltivazione”.