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Betori: "Accogliere i profughi come fratelli"

L'arcivescovo, durante l'omelia nella basilica di San Lorenzo, ha reso omaggio anche a Don Livi chiedendo di recupare il complesso Sant'Orsola

Quando si affrontano i temi dell'immigrazione e dell'accoglienza ai profughi, "si tratta di non restringere gli spazi del cuore, come pure di non inaridire la radice di fede che alimenta i gesti della carità". Lo ha affermato il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, durante l'omelia per il copratono di Firenze. Secondo l'arcivescovo questo orientamento "deve animare anche l'accoglienza che ci viene chiesta verso uomini e donne, non poche volte anche bambini, che, profughi, si rifugiano tra noi allontanandosi da guerre, fame, condizioni disumane di vita". 

Questi sono "tutti da accogliere come fratelli, perché in ciascuno di loro dobbiamo riconoscere la dignità di una persona umana", ha detto Betori.

Poi Betori torna a bacchettare sul complesso di Sant'Orsola, invitando a recuperarlo in memoria don Livi: "Mi permetto di rinnovare l'invito a fare del recupero del complesso di Sant'Orsola il segno della nostra memoria di monsignor Livi".

Betori si è soffermato anche sul diritto di libertà religiosa: "Il non rispetto del diritto alla libertà religiosa è alla base della scardinamento di tutti i diritti e quindi del diffondersi delle ingiustizie e delle guerre: da qui comincia una vera politica di pace". Il pensiero dell'arcivescovo va "martiri di oggi", ovvero "i tanti cristiani che continuano a subire persecuzione e morte per la loro fedeltà a Cristo in non pochi Paesi del mondo". 

Quindi, ha rimarcato Betori, "sia sempre vivo nel nostro cuore il pensiero per Asia Bibi e per quanti come lei sono in prigione, minacciati nella loro vita dall'intolleranza religiosa, ancora così diffusa nel mondo. Siano vivi nelle nostre preghiere e nella coscienza di chi governa i popoli perché mettano la libertà religiosa tra le prime preoccupazioni della loro azione politica nelle relazioni internazionali".