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Tra albergatori e Airbnb è guerra aperta

Un monitoraggio di Federalberghi ha acceso i riflettori su chi gestisce centinaia di appartamenti. Come 'Bettina' che ne ha 420 di cui 88 a Firenze

Firenze è la terza città con il maggior numero di strutture ricettive extra alberghiere della penisola: 5.736, proprio alle spalle di Roma e Milano che ne hanno rispettivamente 18.546 e 11.397.

Una realtà in espansione che preoccupa sempre di più gli albergatori che hanno infatti lanciato l'allarme. "Il sommerso nel turismo è giunto a livelli di guardia - ha tuonato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi -, che generano una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell'evasione fiscale e del lavoro in nero".

D'altronde il boom di strutture censite sul portale Airbnb è impressionante: dalle 234 del 2009 siamo passati alle 176.870 presenti oggi secondo monitoraggio che la federazione degli albergatori ha realizzato insieme alla società Incipit Consulting.

Monitoraggio che ha puntato i riflettori sui gestori di questo patrimonio immobiliare: alcuni host posseggono infatti centinaia di case sparse sul tettorio. Come Bettina che gestisce 420 alloggi, di cui 140 a Milano, 80 a Roma e 88 a Firenze.

"I numeri - ha commentato Bocca - smentiscono la 'favoletta' del gestore che accoglie l'ospite in casa propria. Il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un'esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza. Né può essere sottaciuta la responsabilità delle piattaforme online, che adottano una posizione pilatesca e fanno finta di non vedere il traffico sospetto che transita attraverso i propri canali".

"A livello europeo - ha concluso Bocca - molti Paesi si stanno muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo. Tocca ora all'Italia dare un segnale importante, dettando regole ed istituendo controlli volti ad azzerare l'illegalità in uno dei settori tra i più importanti per l'economia del Paese".

E in questo senso la Regione sta provando a trattare con l'azienda per far rientrare i contratti stipulati attraverso la piattaforma all'interno delle regole della sharing economy e prevedendo un pagamento delle imposte di soggiorno. Un modo per limitare il nero che secondo Palazzo Vecchio vale circa 10 milioni di euro l'anno