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Cronaca sabato 01 luglio 2017 ore 19:10

Peculato, assolta la vicepresidente di Publiacqua

Il tribunale di Firenze ha disposto l'assoluzione di Caterina Ammendola sul caso dei rimborsi non dovuti. Caduta anche l'accusa di truffa aggravata



FIRENZE — Il giudice Francesco Gratteri ha disposto la trasmissione della sentenza alla procura della Corte dei Conti della Toscana. Ammendola, che è stata dirigente della Regione Toscana e vicepresidente di Publiacqua, è stata assolta sia dalle accuse di peculato e falso ''perché il fatto non sussiste'', in merito a una serie di rimborsi non dovuti ma percepiti sia da quella di truffa aggravata circa la presenza negli uffici della Regione nell'orario di lavoro perché alcuni episodi sono caduti per prescrizione.

Nello specifico, il processo ha preso in considerazione un certo numero di episodi verificati dai carabinieri dal 2008 al 2013.

Per quanto riguarda il peculato, le venivano contestati costi non pertinenti all'attività di servizio: si trattava di scontrini per pasti con più commensali e spese per taxi. Secondo il giudice, però, si trattava di denaro che non era nella disponibilità di Caterina Ammendola ma dell'ufficio di cassa a cui lei stessa proponeva il rimborso senza poterne disporre l'erogazione. Affinché il reato di peculato sussista, infatti, l'imputato deve disporre del bene di cui si appropria.

Per quanto riguarda la truffa alla Regione Toscana, l'accusa era incardinata su alcuni episodi in cui Ammendola risultava in ufficio mentre in realtà, negli stessi momenti era impegnata in riunioni o missioni per Publiacqua. In questo caso per gli episodi fino al gennaio 2010 è scattata la prescrizione, mentre per i successivi fino al 2013, "si riducono a un monte ore non significativo", ossia circa 12 ore "indebitamente retribuite per 216 euro circa" facendo diventare il reato non punibile "per particolare tenuità", ha detto il giudice. 


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