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Cultura lunedì 15 febbraio 2016 ore 13:21

E il modo ancora mi offende

E' questo il titolo della spettacolo contro il femmincidio in programma per il 17 febbraio all'auditorium Al Duomo organizzato dal museo Casa di Dante



FIRENZE —

I versi di Dante come un grido di dolore contro il femminicidio. 

Si dipana attraverso il dialogo tra un eccentrico professore e un’aspirante docente di ‘educazione all’uguaglianza tra uomo e donna’ lo spettacolo di teatro civile E il modo ancor m’offende, storie di donne offese dalla violenza. 

Il dramma di Giuliano Turone andrà in scena il 17 febbraio alle 19 (replica la mattina del giorno dopo per le scuole) all’auditorium Al Duomo, nell’ambito della Festa della Toscana.

L’iniziativa è stata organizzata dal Museo Casa di Dante in collaborazione con la Fondazione Romualdo Del Bianco e il suo istituto internazionale Life Beyond Tourism. 

Sul palco Alessandra Mandese e lo stesso Turone, per la regia di Igor Grčko.

Lo spettacolo si apre coi versi che Dante dedica alla povera Francesca da Rimini. Prima il matrimonio con Gianciotto Malatesta, impostole con l’inganno, poi la costrizione a subire per sempre lo stupro continuato da parte del marito tiranno. Infine l’uccisione proprio da parte del marito, che aveva scoperto la relazione tra lei e suo fratello Paolo. Una storia drammatica che serve da spunto per Turone per accompagnare il pubblico in un viaggio nella realtà di oggi, dove purtroppo gli episodi di violenza riempiono costantemente le pagine di cronaca. Ecco dunque la figura di Franca Viola, che nella Sicilia degli anni Sessanta seppe negare il “matrimonio riparatore” a colui che l’aveva rapita e stuprata, per arrivare a quella più recente di Lucia Annibali, sfregiata in volto con l’acido dall’ex fidanzato. Ma la pièce vuole soprattutto farci riflettere sull’universalità del problema e sull’urgenza di ingaggiare una battaglia culturale, l’unica arma per sconfiggere la violenza.

“Un tema drammaticamente quotidiano, che si arricchisce di pagine sconcertanti – dice Tullia Carlino, responsabile eventi e relazioni esterne del Museo -. Basti pensare ai recenti fatti di Colonia per capire ancora una volta come alla base della violazione dei diritti delle donne, e non solo, ci siano incultura e inciviltà. Proprio in questa direzione va il testo di Turone: è improrogabile l’avvio di una battaglia forte per educare giovani e meno giovani alla cultura del rispetto”.

“Un’iniziativa importante, questa del Museo Casa di Dante – afferma il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, - finalizzata a sottolineare l’alto valore della ricorrenza della Festa della Toscana non solo come evocazione di un avvenimento storico coincidente con l’abolizione della pena di morte nel 1786 ad opera del Granduca Leopoldo di Toscana, ma anche come rappresentazione e riflessione sui diritti dell’uomo e della pace. La violenza sulle donne rientra in quest’ambito. E’ importante trasmettere ai giovani i giusti valori stimolandoli su riflessioni importanti”.


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