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Attualità venerdì 04 marzo 2016 ore 11:26

Impianti di retina artificiale, primato di Careggi

L'ingresso del centro trapianti di Careggi

Il professor Rizzo ha eseguito il suo 25mo intervento nell'ospedale fiorentino. Un caso di eccellenza Italiana. L'ultimo paziente veniva da Frosinone



FIRENZE — Il primario del dipartimento di Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, professor Stanislao Rizzo, di recente insignito dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica, ha eseguito il suo 25esimo impianto di retina artificiale su una paziente di 47 anni di Frosinone, cui era stata diagnosticata la retinite pigmentosa, malattia rara e degenerativa, all’età di 7 anni. 

La paziente, in cura presso il Careggi, è risultata eligibile per il trattamento, eseguito grazie alla copertura del servizio sanitario nazionale.

Con il raggiungimento del traguardo di 25 pazienti che da tutta Italia si sono recati in Toscana per ricevere un impianto di retina artificiale Argus II, in poco più di 4 anni, Rizzo rappresenta un caso di eccellenza tutto italiano.

E’ stato infatti il primo a credere nei progressi tecnologici espressi con l’impianto di retina artificiale “Ad oggi questa tecnologia risulta essere l’unica risposta efficace volta a migliorare la qualità della vita dei pazienti divenuti ciechi a causa delle degenerazione dello strato più esterno della retina” dichiara Rizzo.

In Italia si contano più di 20mila persone che hanno perso la vista a causa di una malattia come la retinite pigmentosa.

La protesi, impiantata nel corso di un intervento chirurgico, è un dispositivo di neurostimolazione in grado di bypassare le cellule fotorecettrici morte e stimolare le rimanenti cellule retiniche vitali.

Grazie ad una piccola videocamera posta sugli occhiali in dotazione al paziente, Argus II cattura e converte le immagini in una serie di piccoli impulsi elettrici, che vengono trasmessi in modalità wireless ad una matrice di elettrodi impiantati sulla superficie della retina.

Tali impulsi hanno lo scopo di stimolare le cellule rimanenti della retina, con conseguente creazione di motivi di luce che vengono trasmessi dal nervo ottico al cervello.

Il paziente poi impara a interpretare questi stimoli visivi nel corso di un periodo di riabilitazione riguadagnando così delle capacità visive. Così facendo, sarà generalmente in grado di riacquistare un buon grado di autonomia in quanto potrà visualizzare eventuali ostacoli e muoversi senza timore sia negli ambienti chiusi che all’esterno.

L’intervento d’impianto di protesi retinica eseguito da Rizzo e dalla sua equipe fa parte degli oltre 180 eseguiti nel mondo fino ad oggi.

Grazie all’alta specializzazione del Dipartimento di Oculistica del Careggi e alla competenza del suo Primario, anche in Italia la tecnologia di ultima generazione applicata a malattie rare come la retinite pigmentosa, è una realtà.


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