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Arte lunedì 24 aprile 2017 ore 15:33

Tre grandi arazzi per il futuro museo

A Palazzo Pitti nella Sala Bianca esposti tre arazzi della grande collezione delle Gallerie degli Uffizi, che ne conta novecentocinquanta esemplari



FIRENZE — La caccia la cinghiale, l'acqua e Adamo e Eva: tre grandi arazzi, tre creazioni della manifattura medicea, di quella fiamminga e di quella francese, in mostra nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. Un'esposizione nata per mostrare una piccolissima parte della collezione fiorentina di arazzi delle Gallerie degli Uffizi, che conta novecentocinquanta esemplari, una mostra creata nell'attesa dell’apertura del museo dedicato nel rondò meridionale di Palazzo Pitti. Un patrimonio artistico che sapeva unire alla monumentalità decorativa il pregio di una tecnica tanto preziosa quanto fragile.

L'esposizione si apre con la Caccia al cinghiale con l'archibugio, uno degli arazzi appartenente alla serie delle Cacce realizzata per la Villa di Poggio a Caiano e voluta da Cosimo I de' medici. Il secondo arazzo di manifattura fiamminga raffigura Adamo ed Eva rimproverati da Dio dopo il peccato e appartiene alla serie delle Storie della Creazione. Il terzo arazzo, raffigurante l'Acqua fa parte della prima edizione dei Quattro Elementi, con cui si inaugurò l’attività della Manifattura reale dei Gobelins, creata nel 1662 da Jean-Baptiste Colbert.

In attesa dell’apertura del museo dedicato a questa collezione, la mostra costituisce un richiamo a un articolato e ampio patrimonio di opere che sapeva unire alla monumentalità decorativa il pregio di una tecnica tanto preziosa quanto fragile.

Motivi conservativi ne impongono quindi una esposizione per singoli pezzi o piccoli nuclei e per periodi limitati, corrispondendo a una buona pratica d’uso storico che prevedeva il dispiegamento degli arazzi per stagioni circoscritte e specifiche occasioni, alternato al loro ricovero negli spazi destinati a magazzino dalla Guardaroba Granducale.

Questo è ciò che accade ancora oggi e nella fase apparentemente silente e di assenza le opere sono in realtà oggetto di monitoraggio, manutenzione programmata a rotazione e restauro, operazione complesse e impegnative, anche da un punto di vista economico, effettuate con la collaborazione di maestranze specializzate per competenza e attrezzature.

Se i ‘panni’ conservati in depositi confinati e protetti rappresentano la maggior parte della collezione, nel tempo una minima percentuale di questa è confluita in allestimenti permanenti in alcuni ambienti di Palazzo Pitti che tuttavia, per le ragioni descritte, sono oscurati per quasi tutto l’anno. È questo il caso dell’Appartamento degli Arazzi, adiacente alla Sala Bianca, che nel mese di maggio sarà parzialmente aperto, in via straordinaria, al pubblico.


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servizio di Serena Margheri
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