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Cronaca giovedì 22 settembre 2016 ore 12:58

Quella città moderna da troppi ignorata

Gli architetti riuniti nella Palazzina di Michelucci chiedono attenzione per le opere dell'800 e del '900 a Firenze. "Non guardiamo solo al passato"



FIRENZE — Non è certo un invito a trascurare le radici rinascimentali, e prima ancora medievali, della città quello che arriva dagli architetti riuniti a convegno nella Palazzina Reale di Santa Maria Novella. Uno stimolo ad allargare gli orizzonti anche alle testimonianze degli ultimi due secoli, però, lo è. Perché quello che è avvenuto a Firenze tra '800 e '900 ha lasciato profondi segni nella struttura stessa della città. 

A parlarne, a margine dell'incontro 'Il restauro dell'architettura moderna: come e perché' organizzato da Ordine e Fondazione degli Architetti di Firenze e da Assorestauro è Giovanni Carbonara, docente all'Università di Roma “La Sapienza” e tra i massimi esperti a livello internazionale del restauro architettonico. 

“Questa città – ha spiegato Carbonara - ha avuto un '800 interessantissimo, penso ai suoi viali, ai suoi giardini e a personaggi come il Poggi. Ha avuto un '900 ricchissimo, pensiamo solo alla Palazzina Reale e alla Stazione del Michelucci. La città non si dovrebbe fermare a guardare il passato, l'attenzione alla conservazione delle testimonianze del moderno merita la stessa cura dell'antico e risponde agli stessi principi”.

Non manca l'intervento sul caso della loggia di Isozaki: “Su quest'opera – ha aggiunto - farei due ragionamenti. Il primo riguarda un concorso fatto, espletato e poi rimasto a metà, interrotto: cosa che mi lascia molto perplesso. L'altro riguarda la sostanza e il giudizio dato a suo tempo. Non so se la Loggia sia quanto di più adatto ci possa essere a questa città, a questa architettura. Moderno vuol dire tante cose e il caso di un inserto moderno accanto a un edificio antico richiederebbe forse un'attenzione particolare e una lettura storica della preesistenza per poter fare un'architettura che non abbia tratti di gestualità ma che sia espressione di ciò che si è capito dell'antico”.

Sugli interventi di adeguamento sismico ha poi detto: “Oggi gli interventi di restauro e il riuso del patrimonio edilizio esistente devono essere la priorità. Anche sotto un profilo economico. In passato non si eluso il problema, ma si è cercato di trovare un equilibrio tra restauro architettonico, aspetti estetici e sicurezza. Sotto quest'ultimo profilo, soprattutto per gli edifici che hanno un valore storico, si è provveduto al loro miglioramento sismico più che all'adeguamento: senza pretendere che un edificio storico si comporti come un edificio nuovo, ma considerando quali sono le risorse proprie di un edificio e migliorarle per poterlo far resistere a un sisma”. 


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