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Attualità lunedì 16 settembre 2019 ore 19:00

Pacciani, un nuovo scandalo per colpa dell'arte

Parla la criminologa che ha studiato il caso assieme allo storico collegio difensivo dopo lo scandalo suscitato dalla mostra organizzata a Venezia



FIRENZE — Ha creato scalpore la mostra organizzata a Venezia per esporre alcuni disegni che Pietro Pacciani avrebbe realizzato in carcere (vedere articoli collegati). A far discutere sono stati anche i proventi della vendita delle copie delle opere attribuite al contadino di Mercatale in Val di Pesa, indagato per i delitti commessi dal cosiddetto Mostro di Firenze, ma deceduto prima di arrivare ad una sentenza definitiva in Cassazione. Alcune testate hanno inizialmente attribuito alla Fondazione Meyer eventuali proventi ricavati dalla vendita delle copie dei disegni esposti, notizia smentita però sia dal Meyer che dagli organizzatori.

"One solo show" questo il titolo della rassegna shock che però arriva dopo una "prima" datata 1998 in una galleria privata di Pontedera. I disegni della collezione Cannella, l'investigatore della difesa che li ha avuti in consegna da Pacciani, fanno così paura? QuiNews Firenze lo ha chiesto a Wilma Ciocci, la criminologa che ha studiato gli atti processuali ed ha scritto "Flop criminologico, il caso Pietro Pacciani", un libro sul Mostro che volutamente non usa la "preziosa" parola chiave nel titolo.

Proprio dall'aspetto tecnico parte la dottoressa Ciocci "Sono costretta ancora una volta a sottolineare come il linguaggio giornalistico si si sia nuovamente discostato dalla realtà processuale. Pacciani è il Mostro solo nella memoria collettiva che si basa su una narrazione mediatica dei fatti, non c'è una sentenza passata in giudicato che identifichi Pietro Pacciani con il Mostro di Firenze e fino a che non si troverà l'arma un vero Mostro non lo avremo mai. Non è un caso, ed anzi sarebbe il momento di tenerne conto, se proprio i familiari delle vittime francesi, i ragazzi uccisi nella piazzola degli Scopeti, da anni non si arrendono e chiedono di individuare il vero colpevole". 

Veniamo alla rassegna che ha creato scandalo "Era prevedibile - spiega Ciocci - perché Pacciani non è certo ricordato come pittore, ma come un personaggio violento. Pare che in carcere abbia realizzato dei disegni, uso il condizionale perché lavoro nei penitenziari e posso affermare per esperienza maturata sul campo che non è possibile con certezza attribuire opere né tanto meno analizzarle cercando dei profili psicologici in disegni che potrebbero essere stati copiati o peggio... come del resto è accaduto proprio a Pacciani".

Allude al disegno dell'artista cileno Christian Olivares attribuito al Pacciani? "Proprio quell'opera definita "Sogno di fantascienza" che è una macchia nella vicenda processuale sui delitti del Mostro. Se passiamo in rassegna gli atti troviamo delle perizie psicologiche sul disegno di Olivares che non tengono in alcuna considerazione uno studio sull'opera. Era di Pacciani perché non poteva essere altrimenti: una logica che non rende onore al diritto penale. Scoperto il grossolano errore si è arrivati a dire che avendolo colorato, modificato e firmato "ha voluto farlo proprio" e da qui ne conseguirebbe l'attribuzione delle turbe psichiche legate ai personaggi disegnati. Dei disegni, tanti, attribuiti a Pacciani si è arrivati a dire di tutto, in televisione però e non nelle aule di giustizia dove una perizia sarebbe stata confutabile. Ricordiamo che Pacciani non è mai stato sottoposto ad una perizia psichiatrica, ma la si è voluta fare sui disegni". La mostra veneziana non è da intendersi come una rassegna scandalosa? "Assolutamente no. Oggi mi trovo d'accordo con il critico Vittorio Sgarbi, non a caso profondo conoscitore di Michelangelo Merisi, conosciuto come Caravaggio, uno che aveva un interessante fedina penale ma capace di realizzare capolavori della storia dell'arte".

Sulla polemica innescata dalla possibile solidarietà? "Ho sentito Davide Cannella il quale mi ha assicurato che nessuno ha mai proposto di devolvere un ricavato al Meyer. Personalmente, ma a puro titolo di valutazione personale, la vicenda del Mostro sembra diretta a concludersi come un caso irrisolto e visto che è stato l'emblema della violenza sulle donne sarebbe auspicabile che eventuali ricavati legati alla vicenda, ribadiamolo solo mediaticamente, contribuissero ad aiutare chi opera per migliorare la rete di difesa delle donne". 


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