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Attualità giovedì 04 gennaio 2018 ore 17:30

A Natale gli hotel vanno peggio dei musei

Tassi di occupazione delle camere oltre il 90 per cento ma per Federalberghi resta il problema della concorrenza sleale tra le strutture ricettive



FIRENZE — Le lunghe file di turisti in attesa di entrare in Duomo o nei musei che in queste feste di Natale si sono snodate per le vie del centro sono il segno di un turismo che cresce nel capoluogo toscano. Bene anche se ancora dei problemi restano e a sottolinearli è Federalberghi per voce del suo presidente Francesco Bechi. “L’onda della crescita turistica per Firenze si allunga e queste festività natalizie hanno evidenziato un aumento seppur contenuto del numero delle presenze, anche se i periodi di permanenza non si sono allungati come sarebbe necessario per perseguire una politica incentrata sulla qualità e sull’accoglienza. Gli alberghi hanno comunque lavorato bene, con tassi di occupazione camere superiori al 90 per cento e grazie alla presenza di una componente straniera consistente, che si è affiancata a quella degli italiani forse non entusiasmante", ha detto Bechi. 

Qualche dubbio, però, nasce dal confronto con le percentuali di crescita dei musei fiorentini. Se, spiega ancora Bechi, agli Uffizi le visite rispetto al 2016 sono cresciute del 76 per cento, "c’è da chiedersi dove siano finiti tutti questi turisti che non sono transitati dal comparto alberghiero ed evidenziare così una forte crescita dell’offerta ricettiva legata alla presenza di strutture non sempre regolari". 

I dati snocciolati da Federalberghi, stilati dal Centro studi turistici, mostrano che a Firenze dal 2000 a oggi i posti letto sono cresciuti del 42 per cento e "la crescita maggiore è avvenuta proprio nel settore extralberghiero, che ha registrato un +287,2 per cento di strutture. Inoltre negli ultimi tre anni gli annunci su Airbnb sono passati da oltre 5.700 a 8.887, mentre sul portale Booking.com il numero è cresciuto da 1.765 strutture a 3.675, di cui 2.700 sono appartamenti. Resta un problema di concorrenza sleale, per strutture che non sono chiamate a rispettare le stesse regole e alimentano di fatto un sommerso che non porta occupazione e posti di lavoro". 

Insomma anche davanti a un bilancio tutto sommato positivo che è già possibile stilare dopo il Natale, per Bechi resta la nbecessità di" di migliorare il nostro sistema dell’accoglienza, che si trova a far fronte a questo crescente flusso di arrivi, che stanno saturando il centro storico, determinando il rischio dell’incapacità a rispondere alla domanda sul fronte della qualità, che invece è l’obiettivo a cui le città d’arte devono tendere se vogliono conservare il loro ruolo e dare risposte a chi vuole vivere un’esperienza particolare”.


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