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Attualità lunedì 16 novembre 2015 ore 17:25

Brunelleschi "segreto" in Valdelsa

Il prof. Massimo Ricci fa una sorprendente rivelazione: il Castello di Oliveto e la Cupola del Duomo di Firenze furono progettati dalla stessa persona



CASTELFIORENTINO — Quando Filippo Brunelleschi stava realizzando la Cupola di Piazza del Duomo di Firenze, ogni tanto si assentava per “motivi personali” allo scopo di recarsi in Valdelsa, per dirigere i lavori di un’importante fortificazione che lui stesso aveva progettato: il Castello di Oliveto, residenza all’epoca della famiglia Pucci, posto sulla sommità di una collina del territorio di Castelfiorentino.

E’ questa la rivelazione, davvero sorprendente, del prof. Massimo Ricci (già docente dell’Università di Firenze, esperto del Forum UNESCO “University and Heritage” di Valencia e di fatto uno dei maggiori studiosi al Mondo della Cupola del Brunelleschi) che scuote il cuore della Valdelsa fiorentina, facendo emergere una volta di più uno degli aspetti meno conosciuti del celebre architetto della Cupola di Santa Maria del Fiore. Un genio del Rinascimento che fu anche autore di opere di ingegneria militare, quanto mai necessarie e indispensabili per una Repubblica fiorentina che aveva bisogno di rafforzare e difendere i suoi confini rispetto alla nemica di sempre: Siena.

Il prof. Ricci, che ha alle spalle un’esperienza quarantennale di studi sulle tecnologie costruttive antiche utilizzate per la realizzazione della Cupola del Brunelleschi, sta per pubblicare i risultati della sua ricerca sulla rivista fiorentina “Pegaso” (nel numero in uscita a dicembre) ma confessa di non aver avuto dubbi fin dall’inizio: "Ho iniziato questa ricerca un anno fa – osserva - e fin dal momento in cui mi sono trovato di fronte al Castello di Oliveto ho pensato che questa struttura potesse essere opera del Grande Maestro. Un dispositivo strutturale interno del Castello, che non poteva esistere dal punto di vista statico, mi ha convinto definitivamente della paternità progettuale e architettonica Brunelleschiana".

C’erano già alcuni indizi – prosegue il prof. Ricci - che potevano avvalorare una simile ipotesi: in primis la conformazione strutturale del Castello, consona alla sua architettura. In secondo luogo il materiale utilizzato, che non era la pietra (normalmente impiegata per simili fortificazioni) bensì i mattoni, un materiale per l’epoca innovativo e che Brunelleschi stava utilizzando per realizzare la Cupola di Firenze. Il fatto, poi, che Puccio Pucci, costruttore del Castello, avesse incaricato Filippo Brunelleschi di progettarlo è comprensibile anche per un altro motivo: si conoscevano bene. La famiglia Pucci, tramite Giovanni di Antonio Pucci, fratello di Puccio, con il contratto del 13 marzo 1420 , forniva calcina e sabbia per il cantiere della Cupola fiorentina, ed ebbe sicuramente contatti diretti con il Brunelleschi che, come è noto, controllava personalmente tutti i materiali che si impiegavano nel grande cantiere”.

Insomma, pure in assenza di una documentazione di archivio esplicita (forse dovuta anche al fatto che parte dei libri di archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore sono andati dispersi), il prof. Ricci non si è perso d’animo: e, nel giro di un anno, ha condotto una ricerca “storica e tecnologica” direttamente sul campo, sulla struttura e sui dispositivi architettonici all’interno del Castello, utilizzando anche una telecamera ad infrarossi sofisticatissima, messa a disposizione dalla ditta FLYR. Dai ripetuti sopralluoghi e attraverso alcune perizie tecniche, sapientemente combinate con un’analisi del contesto storico in cui il Castello fu realizzato (“le date importanti sono quelle fra il 1424 e il 1426” precisa lo studioso), sono state così rinvenute le “prove” che certificano in modo inconfutabile “la mano” del Brunelleschi. Nel dettaglio, al momento, non è possibile aggiungere di più.

I risultati della ricerca del Prof. Ricci – in anteprima assoluta - saranno infatti oggetto di una conferenza in programma al Castello di Oliveto nel pomeriggio di sabato 21 novembre.

E’ per noi una gioia immensa – sottolinea il sindaco  Alessio Falorni – apprendere che il Castello di Oliveto sia opera del Brunelleschi, a riprova ulteriore del forte legame che Firenze ha sempre avuto con il nostro territorio. Un legame – oserei dire - quasi filiale, attestato non solo dal nome ma anche dallo stesso simbolo – il Giglio - che unisce idealmente i due comuni. Ricordo che proprio a Castelfiorentino era stata firmata, due secoli prima, la pace tra Firenze e Siena dopo la sanguinosa battaglia di Montaperti; senza dimenticare quelle personalità che da Castelfiorentino hanno avuto un ruolo di primo piano nella cultura fiorentina, da Michelangelo Tilli a Orazio Bacci, da Pompeo Neri a Cosimo Ridolfi. Ci sono insomma tutti i presupposti perché Castelfiorentino possa trarre dalla sua storia e dal suo patrimonio culturale gli strumenti per un rilancio in grande stile, anche da un punto di vista turistico. Ringrazio la proprietà - conclude il Sindaco - che ha sempre condiviso con me l'andamento degli studi in uno spirito di ricerca che va oltre il patrimonio immobiliare del Castello: di questo li ringrazio a nome di tutto il paese perché non è banale capire la portata che una scoperta del genere può avere per il territorio tutto. Proprio a questo proposito e in questo spirito di collaborazione lavoreremo per una possibile fruizione allargata del Castello che già, prima di questa scoperta, era annoverato tra i quattro più belli della Toscana".


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